Obiettivi ambiziosi, e tante opportunità, con il “nuovo” Erasmus
20-05-2016
Parigi, 1950: nella Dichiarazione considerata il fondamento del processo d’integrazione europea, Rober Schuman affermava “L’Europa non potrà farsi una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Innegabile che il programma Erasmus per la mobilità studentesca sia probabilmente la realizzazione concreta meglio riuscita del processo di integrazione europea, come evidenziato dal trend di partecipazione in costante ascesa: dal 1987, anno di nascita del progetto, con poco più di 3.000 scambi, il numero degli studenti è cresciuto sempre più rapidamente, per arrivare ad un milione nel 2002, due milioni nel 2009 fino ai quasi tre milioni di oggi, oltre 4.000 istituzioni universitarie coinvolte, e 33 paesi di adesione (i 28 UE più Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia).
Si stima che oggi circa il 10% della popolazione universitaria europea – tra studenti, docenti e membri del personale accademico – ha svolto un periodo di studio grazie o alla borsa Erasmus o ad altri contributi pubblici o privati nazionali e l’obiettivo dell’Unione per il 2020 è di portare questa quota al 20%.
Come raggiungere l’obiettivo?
Con un programma rinnovato, semplificato e potenziato!
Erasmus+ è infatti il nuovo programma di mobilità dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport per il periodo 2014-2020. Oltre a riguardare per la prima volta anche l’ambito dello Sport, Erasmus+ sostituisce, sotto un unico cappello, tutti i precedenti programmi di mobilità dell’Unione europea, tra cui il Progetto Leonardo da Vinci, Comenius, Grundtvig e Erasmus Mundus e Gioventù in azione.
A differenza dell’Erasmus, il programma Erasmus+ amplia quindi la platea di destinatari e non si rivolge solo agli universitari ma abbraccia tutti gli studenti di età compresa tra i 13 e i 30 anni oltre che atleti, personale docente e non.
Il livello minimo di conoscenza linguistica richiesto per accedere alla borsa di studio, novità questa rispetto al precedente programma, è il livello B2 o, in alcuni casi, il livello C1 per le destinazioni di area inglese, il livello B1 o B2 per le destinazioni di area francese e tedesca e il livello B1 per quella spagnola. Non occorre tuttavia essere in possesso del livello richiesto al momento della presentazione della candidature, bensì presentare un certificato attestante il livello entro le scadenze richieste dai partner.
Ulteriore passo avanti è stato fatto anche sul piano del budget. Novità di non poco conto è infatti l’investimento finanziario che, differentemente da rumors iniziali che parlavano di taglio ai fondi, è stato invece potenziato del 40% rispetto al programma precedente. Per raggiungere entro il 2020 l’obiettivo di dare a 4 milioni di persone l’opportunità di studiare, formarsi, insegnare, fare esperienze di volontariato o prendere parte ad attività sportive in un altro paese europeo, il programma è dotato infatti di un bilancio di 14.7 miliardi di euro.
Il nuovo programma Erasmus+ è inoltre più aperto e pone maggiormente enfasi sulla promozione dell’inclusione sociale, della cittadinanza attiva e della tolleranza con un ulteriore importo di 13 milioni di euro impegnato per il 2016 a finanziare progetti che affrontino questioni quali l’inclusione sociale delle minoranze, dei migranti e di altri gruppi sociali svantaggiati.
Chi può partecipare?
Come abbiamo detto, le opportunità offerte dal programma Erasmus+ hanno come principali destinatari le persone – quindi studenti, tirocinanti, apprendisti, scolari, discenti adulti, giovani, volontari, docenti, insegnanti, formatori, animatori giovanili, professionisti di organizzazioni attive nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù – che ricevono una sovvenzione mensile, anche molto differente di importo tra paese e paese, attraverso l’organizzazione, istituto, ente, università, scuola o organizzazione giovanile che sia risultata beneficiaria della sovvenzione dopo aver presentato un progetto.
La partecipazione è aperta a ogni organismo attivo nei settori dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport.
Il nuovo Erasmus+, che copre il periodo 2014-2020, alza insomma l’asticella degli obiettivi. E’ ancora molto presto per fare un bilancio, ma a gennaio scorso sono stati presentati a Bruxelles i risultati raggiunti nel primo anno del programma e i dati sono decisamente incoraggianti.
Dai numeri emerge anche la buona performance dell’Italia, che è fra i Paesi che hanno maggiormente beneficiato dei finanziamenti europei: con quasi il doppio rispetto all’anno precedente (58mila italiani partiti, 650mila in Europa) e un impegno finanziario di 92.80 milioni di euro, in questo ambito l’Italia è seconda solo alla Turchia per numero di candidature presentate.
Le destinazioni più scelte dagli studenti italiani sono Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Portogallo. Gli atenei italiani che accolgono più studenti dall’estero sono l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, la Sapienza Università di Roma, l’Università degli Studi di Firenze, il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Padova. Gli universitari arrivano soprattutto da Spagna, Francia, Germania, Turchia e Polonia.
Tra gli altri risultati positivi riscontrati finora menzioniamo infine il miglioramento del riconoscimento degli studi svolti all’estero dopo il ritorno nel paese di origine e la migliore integrazione della mobilità degli insegnanti e del personale in strategie di sviluppo professionale sostenute dai rispettivi istituti.
Per concludere, l’Erasmus+ si configura come una concreta e preziosa opportunità di arricchimento personale e professionale, un’esperienza unica per esplorare, condividere, apprendere e comprendere anche le differenze reciproche, nell’adesione perfetta al motto dell’Unione che ci vuole “uniti nella diversità”.
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